Back to PC VR! DPVR E4 recensione definitiva
Il 2019 è stato un anno chiave per la realtà virtuale: durante quest’anno infatti è uscito il visore che avrebbe definitivamente spostato l’ago della bilancia della VR verso lo standalone, ovvero Oculus Quest (se vuoi recuperati la mia primissima recensione qui). Ma assieme a lui uscì anche l’ultimo visore PC VR cablato della casa di Mark Zuckerberg, cioè l’Oculus Rift S. Ed è proprio di questo visore che il DPVR E4, contro ogni regola del mercato, vuole raccogliere l’eredità. Cosa ancora più incredibile se si pensa che spetta proprio a DPVR, azienda cinese con sede a Shanghai, il primato dei visori all-in-one. Era il 2016 infatti quando il DPVR M2 debuttò sul mercato, ben 2 anni prima di Oculus Go. Ma nel 2023 ha ancora senso presentare un visore cablato esclusivamente per la PC VR? E soprattutto, questo nuovo E4 può competere con prodotti del calibro di Pico 4, Quest 2, HP Reverb G2, con un occhio al prossimo Quest 3? In questa recensione cercherò di rispondere a queste domande, e non solo.
QUI LA VIDEORECENSIONE DEL DPVR E4
MATERIALI E COMFORT
La prima cosa che colpisce del DPVR E4, come visto già dall’unboxing, è la sua leggerezza. È probabilmente il visore con sistema di tracciamento inside-out più leggero presente sul mercato, con i suoi 528 grammi, più leggero anche di G2 e Rift S. Ma il peso totale non basta, serve anche un cinturino che sappia bilanciarlo a dovere, e che si adatti a quante più forme anatomiche possibili. L’E4 presenta un cinturino in stile Halo, simile a quello del PlayStation VR e del Rift S. Purtroppo i cuscini non sono così morbidi e avvolgenti come quelli di quest’ultimo, ed essendo di un materiale simile all’ecopelle, risultano anche un po’ scivolosi. Bisogna quindi stringerlo un bel po’ per sentirlo ben saldo in testa, cosa che aumenta la pressione sulla fronte. La fascia elastica sopra al cinturino è regolabile solo in tre posizioni e quindi per alcuni potrebbe essere più un fastidio che altro. In ogni caso, il visore è tutt’altro che scomodo, e chi è maggiormente propenso ad utilizzare i cinturini di questo tipo potrebbe non riscontrare nessuno di questi problemi. La mascherina è fatta di un silicone molto morbido che nel mio caso non riesce a bloccare interamente la luce laterale. E’ semplice da togliere ma decisamente più complicata da rimettere, visto che bisogna incastrare correttamente tutti i punti di fissaggio a mano. Ma il vero problema della mascherina è in realtà qualcosa legato a come il cinturino va a collegarsi al visore vero e proprio. Infatti il meccanismo a molla che serve per sollevare il visore (lo approfondiremo dopo) è per sua stessa natura un po’ “ballerino”, non essendo un incastro rigido. Questo motivo, unito al fatto che la mascherina non crea nessun contatto rigido con il viso, provoca delle oscillazioni del visore piuttosto fastidiose durante il suo utilizzo. Del tipo che soprattutto durante gli spostamenti veloci della testa, la visuale vibra vistosamente creando una situazione decisamente poco confortevole. C’è da dire che DPVR tra gli accessori opzionali propone proprio una classica cover rigida con attacco magnetico, che potrebbe risolvere di colpo tutti questi problemi: spero che venga inserita di default nella confezione. Una mancanza che invece non può essere risolta è sicuramente l’assenza di un meccanismo a scorrimento avanti-indietro del visore, che l’avrebbe reso non solo più adattabile alle varie tipologie di teste, ma molto più comodo da utilizzare per chi porta gli occhiali. In sintesi quindi il DPVR E4 è un visore confortevole grazie quasi esclusivamente alla sua leggerezza, ma non è un visore facilmente adattabile alle diverse fisionomie. Molto buoni invece i materiali plastici utilizzati: il cinturino è flessibile ma sembra comunque resistente, la scocca del visore è molto piacevole al tatto, con il frontalino lucido che crea un piacevole effetto arcobaleno. Sotto il frontalino è presente anche un LED, che può essere regolato via software. E no, purtroppo non permette di fare più fps…
DISPLAY E LENTI
Il display del DPVR E4 è esattamente lo stesso del Quest 2: un unico LCD prodotto da Sharp con una risoluzione di 1832×1920 pixel per occhio. La differenza la fa il fatto che l’E4 può sfruttare l’alimentazione esterna per aumentarne moltissimo la luminosità rispetto al visore di Meta. Questo si può fare con un comodo cursore nell’app DPVR assistant, necessaria per permettere il corretto funzionamento del visore. Al 100% è praticamente inutilizzabile da quanto è luminoso, e ho trovato il bilanciamento ottimale attorno all’80%. Aumentando la luminosità però inizia a scaldarsi molto, e la ventola al suo interno, pur essendo a volte fastidiosa, non sembra tenerlo a bada più di tanto. In effetti non ho trovato nessuno sfogo per l’aria calda, né all’esterno né all’interno della mascherina, che quindi semplicemente ricircola all’interno della scocca. A questo punto forse era meglio non mettere proprio la ventola come il G2, che è un visore che si scalda parecchio ugualmente, ma perlomeno è del tutto silenzioso. La resa del pannello è praticamente identica a quella del Quest 2, nel bene e nel male: i colori sono buoni, il mura è assente, l’SDE si nota ancora meno per via della maggiore luminosità. Di contro i neri sono inesistenti, in qualsiasi gioco horror oppure ambientato nello spazio, ci sembrerà di essere in pianura padana a novembre. Difetto che è intrinseco un po’ di tutti i pannelli LCD, ma quelli di Pico 4 e Reverb G2 rendono molto meglio (forse hanno una migliore retroilluminazione?). Di conseguenza, chi viene da questi due visori passando all’E4 percepirà un piccolo passo indietro, soprattutto se parliamo di lenti. Il nuovo DPVR infatti monta purtroppo due lenti Fresnel, e dico purtroppo non perchè siano scadenti, anzi probabilmente sono le migliori Fresnel su cui ho mai messo gli occhi. Ma nel 2023 presentare un visore con questa tipologia di lenti è assolutamente anacronistico, visti i chiari vantaggi in termini di nitidezza della tecnologia pancake. In ogni caso come dicevo, sono ottime Fresnel, lo sweetspot è grande e facile da trovare, Godrays e glare sono presenti ma non molto invasivi e non ci sono distorsioni ai bordi dell’immagine. Purtroppo il grande difetto delle Fresnel è una sfocatura sempre presente, che si nota in particolare quando si legge del testo. Personalmente preferisco avere uno sweetspot centrale più piccolo ma cristallino (come quello che si ottiene con le lenti ibride del G2) piuttosto che uno sweetspot grande ma non nitido. Però so che c’è chi preferisce il secondo caso, quindi valutate la cosa in base alla vostra esperienza. Ho provato a misurare anche il FOV che nel mio caso è di circa 88° in orizzontale e 82° in verticale, quindi in linea con quello di G2 (con mascherina stock) e Quest 2, e leggermente più piccolo di Pico 4. C’è da dire che ci sarebbe lo spazio per avvicinarmi ulteriormente le lenti agli occhi, e quindi aumentare il FOV, ma come detto prima l’assenza dello scorrimento avanti-indietro mi impedisce di farlo. Ribadisco anche qui che una forma della testa ed una distanza interpupillare diversa dalla mia potrebbero portare a risultati molto differenti. Non c’è la regolazione fisica delle lenti ma solo quella via software (da 54 a 74 mm), che io non ho usato avendo un IPD nella media, quindi non posso valutarne l’efficacia. In ogni caso con questa regolazione software, unita all’ampio sweetspot e ad un’ottimo binocular overlap (cioè la porzione di schermo visibile con un solo occhio) non dovrebbero esserci problemi anche per chi ha IPD fuori dalla media.
AUDIO E MICROFONO
Il DPVR E4 possiede 2 altoparlanti sul cinturino, ma la loro qualità è decisamente scadente, e sono praticamente inadatti a qualsiasi gioco. Diventa obbligatorio quindi l’utilizzo delle cuffie, che possono essere collegate al box che si trova alla fine della prima parte di cavo, quella collegata al visore. Ho trovato questo box un po’ scomodo perché lo si sente sbattere sulla schiena mentre si gioca col cavo a terra. In generale il cavo è abbastanza rigido, quindi consiglio sempre di utilizzare se possibile le carrucole a soffitto per la sua gestione. Un paio di cuffie può essere richiesto gratuitamente, insieme ad altri accessori, sullo store ufficiale di DPVR, come ho spiegato in questo articolo. Anche il microfono non è di eccelsa qualità, e possiede come fu per il G2 un gain di default troppo alto che distorce la voce. Una volta regolato nelle impostazioni di Windows comunque non è male, come si può sentire in questo gameplay in cui parlo di come vanno i sim con il DPVR E4.
CONTROLLER E TRACKING
I controller sono molto simili a quelli del Quest 2, sia come forma che come disposizione dei tasti. Le plastiche sembrano un po’ cheap, soprattutto l’anello che serve per il tracciamento, ma l’ergonomia è buona. L’unico appunto lo voglio fare agli stick analogici che sono molto corti, e sembrano più quelli di un controller bluetooth per smartphone da 20 euro, piuttosto che quelli di un buon pad. I controller funzionano con una batteria AA ciascuno, e grazie anche all’uso di led infrarossi consumano veramente poco. Grazie alla loro forma standard i controller possono essere utilizzati con le cover compatibili con quelli del Quest 2, cosa che mi ha permesso di usare senza problemi il gunstock. Il tracciamento è di tipo inside-out ed è affidato a 4 telecamera poste sulla scocca del visore. Grazie alla loro disposizione il volume di tracciamento è molto buono ed è difficile trovare una zona dove i controller non vengono tracciati. Il tracking del DPVR E4 funziona generalmente bene ma ha un paio di criticità. Innanzitutto è molto più sensibile di altri alle condizioni di luce della vostra stanza, sia se è troppo forte sia se è troppo debole. Nel mio studio con l’illuminazione che uso abitualmente non ho mai avuto problemi né col Quest 2, né col G2, né col Pico 4, mentre col DPVR ho dovuto “aggiustare” un po’ le fonti di luce. Un altro problema che ho notato è che i controller quando vengono tenuti fermi, o rimangono bloccati oppure iniziano ad oscillare. Questo problema può essere fastidioso soprattutto quando si cerca di mirare con un fucile. C’è da dire che invece è praticamente impossibile occluderli, grazie ad una pensata ingegnosa di DPVR, e cioè quella di realizzare gli anelli leggermente ruotati. Le telecamere sul visore servono anche per il passthrough in bianco e nero, che può essere attivato dal software ma che è di qualità davvero scadente. Il DPVR E4 ha però un’altra funzione passthrough con una definizione veramente eccezionale, direi pari alla realtà. Basta infatti sollevare il visore e si potrà così osservare il mondo esterno con i propri occhi. Una funzionalità veramente semplice ma che mi è capitato di usare tantissimo, anche se porta a quel problema di solidità che abbiamo affrontato prima.
CONFIGURAZIONE INIZIALE E SOFTWARE
Per utilizzare il DPVR E4 basta scaricare il software proprietario DPVR assistant dal sito ufficiale. La procedura è semplice, lineare e dura pochi minuti. Nel mio caso si è bloccata proprio alla fine, quando bisognava configurare i confini della stanza. È bastato scaricare l’ultimo firmware aggiornato per risolvere, ma forse conviene inserire questo passaggio prima di finire la procedura, in modo da avere subito il visore aggiornato. Dal software è possibile configurare la frequenza di aggiornamento a 72, 90 e 120hz, cosa veramente gradita, e come detto prima, si può regolare la luminosità del display. Si può avviare la procedura per la regolazione software dell’IPD, ed è possibile scegliere tra 3 diverse mappature per i controller, che potrebbero risolvere alcuni problemi di incompatibilità, soprattutto con i giochi vecchi. Tante utili opzioni quindi per settare il visore prima di avviare SteamVR tramite un comodo pulsante in alto a destra. Il software di Valve sarà infatti necessario per avviare le applicazioni e gestire le librerie VR come openXR. E’ presente anche la possibilità di guardare i video direttamente dal software, esperienza però non proprio entusiasmante con un visore con le Fresnel. DPVR assistant è in italiano ma tradotto malamente dal cinese con Google translate: cara DPVR, se ti serve una mano con le traduzioni, basta chiedere 🙂
ESPERIENZE PC VR
Fino al primo di Luglio il DPVR E4 era per me praticamente inutilizzabile, per un motivo: sopra un certo valore di frametime, gli fps mostrati nel visore erano notevolmente più bassi della frequenza di aggiornamento del display. Questo comportava un’esperienza poco fluida che mi ha fatto pure ritornare l’ormai dimenticato motion sickness. Un problema quindi molto grave, che ho deciso di segnalare subito dopo averlo testato. Per questo motivo ho sospeso tutti i video e tutti i test fino appunto all’uscita del nuovo aggiornamento, che ha risolto completamente il problema. Un ottimo supporto quindi da parte dell’assistenza tecnica di DPVR, ma anche una tiratina d’orecchie, perchè il visore è già in vendita al pubblico da mesi. E mettere in vendita un prodotto che può causare motion sickness non è il massimo. C’è da dire che impostando il visore a 72Hz e lasciando il render target al 100%, che corrisponde ad una risoluzione di 1800×1800 per occhio (quindi decisamente bassa), la maggior parte dei giochi girava bene. Ma con una qualità decisamente scadente, quindi perchè dover castrare così le sue prestazioni? Anche perchè impostando da SteamVR un valore di 2700×2700 circa per occhio (che corrisponde ad un 230% di supersampling) che è più o meno il render target del Quest 2 che monta lo stesso display, la definizione è veramente ottima. E si può spingere ulteriormente in alto se l’hardware lo permette, data l’assenza di compressione grazie all’uscita video display port nativa. Ho provato una 30ina di giochi ed esperienze PC VR e il DPVR E4 si è comportato bene nella stragrande maggioranza dei casi. Ho riscontrato qualche incompatibilità con alcuni giochi come The Walking Dead Saints & Sinners e Boneworks, tutte cose risolvibili via software. La possibilità di impostare i 120Hz unita alla latenza praticamente nulla dei controller grazie alla connessione diretta lo rende un ottimo visore per esperienze frenetiche come Pistol Whip e Beat Saber. Al contrario i 72Hz aiutano a liberare risorse per ottenere un’ottima fluidità con i giochi ed i sim più pesanti. Anche perchè non è supportata nessuna tecnica di riproiezione, quindi quando gli fps scendono sotto la soglia pari frequenza di aggiornamento del visore, semplicemente il gioco comincerà a mostrare vistosi rallentamenti come in un normale monitor. C’è da dire che molti preferiscono così piuttosto degli artefatti causati dalla riproiezione, soprattutto con i visori che non hanno l’uscita video nativa come Quest 2 e Pico 4. Però secondo me è sempre meglio poter scegliere se attivarla o no in base all’esperienza che si vuole fare. In conclusione ritengo la compatibilità del DPVR E4 con SteamVR già molto buona ma migliorabile di fino, quindi ancora inferiore rispetto a quella di un visore Meta/Oculus. A proposito di Oculus, le sue esclusive PC VR come Asgard’s Wrath e Lone Echo sono giocabili con il DPVR E4 tramite Revive. Esattamente come con altri visori PC VR non Meta però, non aspettatevi prestazioni eccezionali: funzionano, ma con qualche frame drop.
CONCLUSIONI
Per concludere, ritengo il DPVR E4 il perfetto anello di congiunzione tra il Quest 2 e l’HP Reverb G2. Non raggiunge la nitidezza di quest’ultimo, ma ha uno sweet spot più grande, oltre a controller e tracking migliori. Che non raggiungono però la qualità di quelli del Quest 2, che è però più scomodo e pesante, oltre ad avere una definizione grafica inferiore. Ma il più grande problema del DPVR E4 è che non è ancora un prodotto maturo dal punto di vista software: qualche esperienza potrebbe non essere al 100% compatibile, il tracking è buono ma non perfetto, le prestazioni ora ci sono ma mancano alcune features come la riproiezione. Potrebbe diventare un ottimo visore entry level per un utilizzo PC VR che prevede un utilizzo importante con i sim, ma che non disdegna qualche partita con i grandi classici. Sempre se il vostro IPD e la vostra forma della testa sono “compatibili” con questo visore, che come abbiamo visto non è molto adattabile. E sappiamo tutti che un problema software si può risolvere con un aggiornamento, ma per modificare l’hardware occorre per forza creare un nuovo modello. E’ arrivato il momento di affrontare la questione del prezzo: il DPVR E4 è in vendita ad un prezzo ufficiale di 550 euro. Rapportiamolo quindi alla concorrenza: l’HP Reverb G2 viene venduto a 699 euro ma ultimamente si trova spesso in sconto del 20% a 560 euro. Il Quest 2 è stato abbassato a 350 euro, ma per un utilizzo PC VR come si deve, serve per forza un buon cavo e un buon cinturino, aggiungendo 80-100 euro al totale ed arrivando a 430-450 euro. Pico 4 costa 430 euro ma per sfruttarlo a dovere serve un buon router da almeno 50-60 euro. Il prezzo di questo E4 quindi deve scendere di 100-150 euro ancora per diventare veramente appetibile, e a questa discesa deve corrispondere un miglioramento della piattaforma software. Quindi ad oggi non mi sento ancora di consigliare a cuor leggero l’acquisto di questo visore, che ha però tutte le potenzialità di diventare un best buy nella sua categoria tra qualche mese. Se DPVR deciderà di lasciarmi ancora per un po’ la review unit che mi ha gentilmente fornito, sicuramente vi terrò aggiornati sugli sviluppi futuri di questo E4.
VOTO FINALE: 7
DPVR E4 in pillole:
Pro:
- Il visore PC VR inside-out più leggero sul mercato
- Stesso display del Quest 2, ma più luminoso e senza compressione
- Controller e tracking a livello della concorrenza
- Configurazione facile e con molte opzioni
- Ottime prestazioni generali
- Street price già interessante
Contro:
- Strap poco adattabile alle varie tipologie di teste
- Lenti Fresnel con IPD senza regolazione fisica
- Pessimo audio integrato
- Tracking troppo sensibile alle condizioni di luce
- Ancora qualche incompatibilità con alcuni giochi
- Manca la riproiezione
- Prezzo di listino un po’ troppo alto
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