Zero Latency è la sala giochi del futuro

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Arrivare a Zero Latency non è proprio comodissimo, soprattutto con i mezzi pubblici. Dalla stazione centrale di Milano occorre camminare un po’ per arrivare alla fermata più vicina della linea rossa della metro. Bisogna fare attenzione a non sbagliare convoglio, poiché ci sono due treni che viaggiano sullo stesso binario, uno che va a Rho, e l’altro a Bisceglie. Proprio quest’ultimo bisogna prendere e poi, dopo mezz’ora scarsa, ci si trova al capolinea. Da lì ci sono da fare gli ultimi 5 minuti a piedi, e vi consiglio di attivare Google Maps, perché l’ingresso è un po’ nascosto. Ma una volta varcata quella soglia un po’ anonima, sarete pronti per affrontare una delle esperienze più incredibili della vostra vita.

Il giorno che ho scelto per venire da Zero Latency è stato quello del raduno della community di VR Italia (se volete a questo indirizzo c’è la replica della live). In questo modo ho potuto provare questa esperienza insieme ad appassionati di VR come me. Ma è possibile prenotare una sessione quando si vuole direttamente nel comodo portale online disponibile a questo indirizzo. Dopo aver rotto il ghiaccio facendo un po’ di chiacchiere con chi era presente, decido di iscrivermi ad una prima sessione. Il gioco si chiama Singularity ed è un’esperienza sci-fi cooperativa che strizza l’occhio ad Halo, ma che a tratti mi ha ricordato anche Robo Recall. Prima di entrare nel salone principale si fa un breve briefing in una stanzetta più piccola dove un addetto vi spiega in breve le regole del gioco e vi aiuta a vestirvi. Per giocare infatti occorre indossare uno zainetto che contiene un PC, un paio di cuffie con microfono per comunicare con i compagni, ed ovviamente il visore. Tutta l’attrezzatura è marchiata HP, compreso il visore che è un Reverb G1. Essendo poi un’esperienza basata principalmente sullo shooting, viene fornito anche un fucile in plastica molto possente e resistente. In realtà tutta l’attrezzatura è pensata in maniera perfetta per quello che deve offrire: zaino, visore e fucile, pur essendo indispensabili per raggiungere l’obiettivo tecnico dell’esperienza, non sono troppo ingombranti e pesanti, e dopo pochi istanti vi sarete già dimenticati di averli indossati. Quegli istanti che servono per uscire dalla stanzetta di vestizione, entrare nel salone principale e gettarsi a capofitto nel gioco. I primi minuti all’interno di Singularity, almeno per me che sono ormai rodato con la VR, non sono stati proprio entusiasmanti: la risoluzione del gioco è bassina e i nemici ti vengono incontro per farsi macellare come il più classico dei wave shooter. Ma dopo aver preso un po’ le misure con le armi, ho iniziato a fare i primi tre passi e proprio in quel momento è iniziata la magia.

Avevo già provato delle esperienze da sala giochi in realtà virtuale, quando visitai il VR Park a Dubai (in questo articolo trovate il resoconto di quell’esperienza). Ma la caratteristica principale di Zero Latency, non presente in quel parco e quasi impossibile da replicare con i visori domestici, è l’enorme area di gioco di circa 400 metri quadrati. E le esperienze sono ovviamente pensate per sfruttare quest’ampiezza: dopo una prima fase più statica infatti il gioco ti porta a muoverti lungo dei corridoi, cercare coperture all’interno di una piccola stanza, superare travi sospese nel vuoto. E più specificatamente, in Singularity c’è anche una sezione in cui bisogna camminare su una parete curva che mi ha fatto esaltare non poco. Il movimento fisico inoltre azzera quello che è il peggior effetto collaterale della VR domestica, ovvero il motion sickness, rendendo Zero Latency probabilmente la scelta migliore per provare per la prima volta la realtà virtuale. Dopo circa 30 minuti ed una furiosa battaglia contro il boss finale, mi sono tolto il caschetto provato ma al tempo stesso estasiato.

Successivamente ho voluto testare anche un gioco PvP chiamato Sol Raiders. In questa esperienza due squadre formate da tre giocatori ciascuna devono cercare di raggiungere l’obiettivo di missione cercando di ammazzare gli altri e al contempo, non farsi ammazzare. Il gioco si divide in tre parti: nella prima bisogna cercare di spingere una sfera nella metà campo dei propri avversari per fare punto. Nella seconda, che mi ha ricordato un po’ la modalità Arena di Space Pirate Trainer, l’ambientazione si divide in tante piccole stanze. Ogni tot di tempo in una di queste stanze si attiva una torretta che occorre disattivare per fare punto. Nella terza invece la mappa diventa molto più verticale e la stessa sfera di prima si trova in un punto specifico, con i giocatori che spesso diventano carne da macello di chi decide di cecchinare dall’alto. La seconda parte è quella che mi ha entusiasmato di più, rivelandosi di fatto la modernizzazione dei classici laser game che ormai hanno fatto la loro storia. Quando si viene uccisi poi la mappa scompare e si deve tornare al punto di respawn, stando attenti a non scontrarsi con gli altri giocatori. Se è vero infatti che nel gioco vedremo sempre degli avatar tridimensionali, nella realtà ci sono persone fisiche a cui dovremo cercare di evitare di dare una capocciata.

Queste non sono le uniche esperienze che si possono provare da Zero Latency: per tutte le altre vi rimando al sito ufficiale, e magari farò un altro articolo quando le proverò. Perché quel che è certo è che voglio provarle tutte, anche se effettivamente il prezzo è un po’ altino: 29,00 € fra settimana e 34,90 € nel weekend per mezz’ora di gioco non sono pochi, soprattutto in proporzione agli stipendi italiani. Però sia che siate esperti di realtà virtuale sia che la proviate qui per la prima volta, in Zero Latency farete un’esperienza che arriva direttamente dal futuro. E sono sicuro che per molti di voi questo non avrà prezzo.

N.B. Il contenuto di questo articolo non è sponsorizzato ma solo frutto della mia esperienza in Zero Latency.

Ricordati di attivare la campanella se non vuoi perderti neanche un articolo!

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