Bonelab ha preso tutti in giro (ed è stato anche divertente)

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Una mancata impiccagione, una corsa in un dungeon pieno di scheletri da smembrare, per poi infine ritrovarsi nel mondo distopico di Boneworks. Così inizia Bonelab, seguito o forse meglio, spin-off di quel gioco che nel 2019 ha saputo reinventare le regole della realtà virtuale. I primi 15-20 minuti di Bonelab sono al cardiopalma, ma ad un certo punto ci troviamo nell’hub centrale del gioco, completamente spaesati. Sì, perchè in questa grande sala troviamo agevolmente gli ingressi per quelle che erano le attività collaterali di Boneworks. C’è la modalità arena come il sandbox, poi il parkour, il tac trial, ma non c’è niente che possa suggerire la continuazione della storia. Modalità storia che è stata il perno di Boneworks, attorno al quale poi si è sviluppato tutto il resto. La campagna di Bonelab in realtà c’è, e non è neanche così difficile trovarla: se proprio non ce la fate vi lascio al video che vi spiega come fare. In questo articolo voglio parlarvi invece di come questa scelta di Stress Level Zero (gli sviluppatori di Bonelab) abbia letteralmente fatto esplodere la community VR globale.

Genialata o bastardata?

Praticamente tutti (me compreso) si sono chiesti se, arrivati nell’hub centrale, il gioco fosse tutto qui. E in tantissimi alla fine ci hanno creduto, procedendo con il reso entro le due ore canoniche ed etichettando Bonelab come gioco di merda. Sì perchè probabilmente due ore non bastano per scoprire come sbloccare la campagna a meno di non saperlo già da prima o di non aver visto qualche tutorial. Provare infatti qualche esperienza nell’hub centrale porta via minuti preziosi che avvicinano sempre di più la scadenza del reso e rafforzano le convinzioni di chi è già partito con l’idea che il gioco faccia schifo. Anzi, probabilmente molti non riusciranno a rendere il gioco e continueranno a pensare che Bonelab sia solo quella manciata di esperienze dell’hub. Una cosa che per la maggior parte di voi sembrerà un controsenso, ma che io ho trovato invece geniale e divertente. Sembra quasi che gli sviluppatori abbiano messo nelle mani dei veri appassionati di Boneworks le chiavi per condurre tutti gli altri al cuore dell’esperienza di Bonelab.

In Bonelab esiste anche un tutorial per i controller del Quest Pro. Come il Quest Pro non è ancora uscito? Vabbè, tanto abbiamo visto tutti ormai come sarà fatto…

E l’unico appunto che voglio farli è quello di non aver reso disponibile prima Boneworks sui dispositivi standalone. Perchè a mio avviso giocare a Bonelab senza aver provato prima Boneworks è quasi controproducente. Intanto perchè il gameplay già molto “estremo” del primo gioco viene qui amplificato moltissimo, soprattutto quando si sbloccano gli avatar. Ma anche perchè in Boneworks si riesce ad inquadrare di più il genere di gioco e cosa bisogna fare. In Bonelab invece, anche nella campagna, tutto è più caotico, più folle, più sconclusionato, più delirante. Ma anche più denso ed emotivamente sorprendente. Ed è vero che questa tendenza verso l’estremo rompe più facilmente il gioco e le sue meccaniche, fino a sfociare in veri e propri bug. Ed è anche vero che la campagna di Bonelab è più corta, e non è più l’aspetto principale del gioco. Però se anche voi, come me, in Boneworks vi siete anche annoiati (sì, perchè siamo onesti, la parte centrale di Boneworks è troppo tirata per le lunghe) sicuramente in Bonelab non vi capiterà. Potete poi giudicare il gioco come volete, e non sarò di certo io a farvi cambiare idea. Tanto qualsiasi sia la nostra opinione, Bonelab è già un successo. E questo secondo me è un risultato importantissimo per la crescita della realtà virtuale.

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