No, la VR non si adatta ai giochi in terza persona. Poi ho giocato a Moss…

Share

Faccio mea culpa, il più grosso mea culpa da quando ho provato per la prima volta la realtà virtuale. Ammetto che da quando ho acquistato il mio primo visore, cioè l’Oculus Rift CV1 nel 2017, ho cercato e provato solamente esperienze in prima persona. Questo tipo di visuale è sempre stata la mia preferita anche in flat, perciò non potevo non essere eccitato di poter finalmente immergermi in prima persona nei mondi di Skyrim o di Half-Life. Ero convinto che la VR potesse esprimere tutto il suo potenziale solo quando fossi “nella testa” del mio alter ego virtuale. Ho sempre guardato con ammirazione giochi come Astrobot che sono riusciti a portare con successo la terza persona in realtà virtuale, ma li ho sempre ritenuti più che altro esperienze per far abituare i neofiti alla VR. Non credevo che comandare un personaggio con l’analogico, guardandolo dall’alto, potesse essere molto più immersivo in VR rispetto che in flat. Invece ora sono qui, a scrivere questo pezzo pochi minuti dopo aver finito Moss. E a dirvi quanto cazzo mi sbagliavo.

Moss è un platform/adventure in terza persona sviluppato da Polyarc, uscito nel 2018 su PC e PSVR e nel 2019 anche su Oculus Quest. In questo gioco dovremo aiutare la topolina Quill a salvare suo zio catturato e rinchiuso in un castello da un’oscura entità che minaccia il mondo di gioco. Ad una prima occhiata Moss sembra un classico gioco in terza persona: con l’analogico comanderemo Quill, con un tasto la faremo saltare, con un altro combattere. Tutto molto semplice e lineare. Ma già dai primi istanti si capisce come non sarà proprio così. Il gioco infatti inizia con noi che sfogliamo il libro che narra le gesta di Quill. Quando saremo chiamati ad entrare in azione dovremo essere sempre noi nelle veci di “lettore” ad aiutare la topolina. Una sorta di magico cristallo infatti creerà fin dall’inizio del gioco un legame tra “il lettore” e Quill, e solo una perfetta armonia tra i due ci permetterà di avanzare nel gioco. Anche voi state pensando alla trama de “La Storia Infinita“? Ecco, probabilmente Moss è il gioco che va più vicino a rendere vivo lo stesso legame che c’era tra Bastian e Atreyu. Ed è proprio questo il pregio principale di Moss, e che può realizzarsi solo grazie alla realtà virtuale.

Nonostante sia un gioco uscito da un bel po’ evito di andare avanti per incappare in odiosi spoiler. In fondo spero che siano ancora molte le persone che devono scoprire questo capolavoro di Polyarc. Il gioco che per me fa cadere uno degli ultimi tabù della VR, e cioè che i giochi in terza persona non si adattano a questa tecnologia. Certo è che se ci limitiamo a spostare in VR un “The Last of Us” qualsiasi, senza nessun adattamento, il risultato non sarà di sicuro convincente. Tradurre un gioco flat in prima persona è relativamente semplice, fare lo stesso con un gioco in terza è più complicato. Ma se alla fine si ottengono i risultati di Moss, posso dire senza problemi che la VR si adatta alla perfezione anche alla terza persona. E anche con questa visuale fa provare delle sensazioni impossibili da replicare con un monitor tradizionale. Per crederci vi basterà osservare pochi secondi gli occhietti furbi di Quill dall’interno del vostro caschetto. Grazie Polyarc per averci dato Moss.

Ho consigliato Moss come uno dei migliori giochi in VR sia nella top 3 Oculus Quest e Quest 2 sia nella top 3 PSVR!

Ricordatevi di attivare la campanella per non perdervi neanche un articolo!

error: Content is protected !!