Le mie prime 50 ore in VR con Skyrim

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Nella mia esperienza videoludica davvero pochi giochi mi hanno intrattenuto per più di 50 ore, e solo due per più di 100, e cioè Skyrim e il terzo episodio dello strigo. Però mai avrei pensato di riuscire a sopportare un gioco così lungo e sfaccettato come Skyrim anche in VR, sempre in piedi, con un caschetto sul capo e con un cavo spesso fra i piedi. Le prime ore nella terra dei draghi in effetti non furono proprio di buon auspicio. Infatti soffrendo non poco della famigerata motion sickness (che mi ha fatto abbandonare a malincuore persino un giocone come Lone Echo), la nausea ed il malessere dopo una sessione di Skyrim erano pesanti e duravano anche nei giorni successivi, anche usando sempre il teletrasporto. Quando mio malgrado stavo per abbandonare il gioco però, ho scoperto un software che si è rivelato la mia ancora di salvezza: Natural Locomotion. Se volete saperne di più di questo fantastico programma andate QUI, per ora basta dire che facendo partire molti giochi Steam VR attraverso questo software è possibile controllare la camminata del proprio avatar virtuale attraverso l’oscillazione delle braccia, un po’ come succede in Split Second Velocity o L.A. Noire VR per chi ha avuto modo di provarli. Risultato: motion sickness ridotta quasi a zero. Inoltre passeggiare per Skyrim in questo modo, anche se più stancante, diventa molto più immersivo. Osservare la valle attorno a Whiterun da Dragonsreach, poi scendere e percorrerla a piedi come se si stesse veramente passeggiando, osservando da lontano i mammut al pascolo, cercando di evitare lo sguardo dei giganti, grazie a Natural Locomotion e in VR è qualcosa di impossibile da replicare davanti ad un semplice schermo.

In generale il gioco nella sua totalità cambia radicalmente aspetto grazie alla realtà virtuale: attraversando i ruscelli vicino a Rivenwood sembrerà di sentire la freschezza dell’acqua, camminando tra i ghiacci a nord di Whinterhold si sentirà la neve gelida penetrare nelle ossa, affrontando a piedi il sentiero che porta fino a Hrothgar alto si proveranno le vertigini osservando il panorama sottostante. Senza parlare delle battaglie contro i draghi… In VR anche senza una trama o un obiettivo da seguire un gioco come Skyrim provoca comunque delle sensazioni uniche. Personalmente dopo aver seguito le prime missioni principali ho intrapreso subito la quest della gilda dei maghi (lanciare incantesimi in VR è fantastico) ma interrompendola spesso a causa di passanti impiccioni che mi hanno proposto qualche incarico ben retribuito, o per aiutare qualche donzella che si è poi rivelata essere un famelico vampiro. Alla fine le mie peripezie mi hanno portato sull’isola di Solstheim per affrontare la quest dell’espansione Dragonborn (che non avevo affrontato nel gioco originale).

Chiarito una volta per tutte chi è il vero sangue di drago ho pensato: perché non affrontare le prossime avventure come solo un witcher sa fare? Approfittando del reset dei perk del libro nero, e di qualche mod (eh sì, le mod della special edition funzionano perfettamente con la versione VR) mi sono ritrovato al fianco di Triss (anche questa una mod), armato di spada d’argento e d’acciaio, con la promessa di usare solo gli incantesimi più somiglianti al repertorio di uno strigo. Ed è vero che il combattimento rimane legnoso e poco fisico come nel gioco originale, si ha comunque un caschetto in testa che ogni tanto bisogna togliersi, la risoluzione video è quello che è, si rischia ogni minuto di aggrovigliarsi nel cavo, però questo è Skyrim e noi adesso possiamo esserci dentro.

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